Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) – Gli adolescenti sono “sfiniti, psicologicamente molto stanchi e hanno un forte senso di precarietà”.
E il disagio, attraverso sintomi di ansia e depressione, si è acuito nelle seconda fase della pandemia: il disturbo post traumatico da stress, legato al lockdown di marzo, “si è trasformato in un disturbo da disadattamento con una sintomatologia più stabile e più duratura, che sta provocando anche sintomi fisici, come somatizzazioni, problemi di concentrazione importanti. Con conseguenze sul piano scolastico. E nel medio e lungo termine”. A tracciare il quadro è Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi) nel corso dell’incontro on line “L’impatto Covid sugli adolescenti risvolti psicologici ed esperienza clinica”, durante il quale si è parlato dell’impatto della pandemia sui più giovani e delle opportunità che offre la medicina integrata.
“Il disturbo post traumatico da stress – ha spiegato Lucattini – è benigno, può guarire spontaneamente in 6 mesi. Ora però noi osserviamo disturbi ‘stabilizzati’. L’ansia è piuttosto stabile, i disturbi depressivi sono stabili ed è frequente, in modo trasversale tra bambini e adolescenti, l’insonnia o i risvegli molto precoci che interferiscono con il funzionamento generale dei ragazzi. Si evince la fatica psicologica, la fatica di sostenere l’idea che siamo in una situazione pandemica destinata a durare ancora mesi. I disturbi sono diventati più intensi. E questo ha colpito noi clinici perché, anche se ci aspettavamo un aumento, non ci aspettavamo l’intensità dei sintomi che vediamo”.
L’esperta ha spiegato che “l’impatto della pandemia sugli adolescenti è forte e importante”. E lo è stato sin dall’inizio. Ma ora si registra un’evoluzione. “Si è andato modificando e intensificando in questa seconda fase, con la ripresa della pandemia e con le nuove restrizioni già presenti in molte Regioni. All’inizio abbiamo osservato disturbi post traumatici da stress, ovvero reazioni ansiose forti come insonnia, legate un po’ al lockdown, ma soprattutto allo scoppio di una pandemia, evento di cui non c’è precedente memoria e che ha traumatizzato gli adolescenti. Ma, poi, i ragazzi si sono anche ripresi rapidamente grazie ad un’estate tranquilla. Ma la seconda fase li ha colti completamente impreparati”, ha aggiunto Lucattini.
Sulla prima fase ci sono già dei dati che confermano le difficoltà avute dai ragazzi. Lo studio dell’Istituto superiore di Sanità, realizzato insieme all’università della Campania Vanvitelli, molto ampio “ha constatato un aumento dei disturbi d’ansia e depressivi del 14%”, ha ricordato la psicanalista. Successivamente sempre l’Iss, insieme al registro nazionale dei gemelli, ha realizzato un secondo studio con gemelli di età media di 9 anni e, anche in questo caso, “i disturbi depressivi ansiosi si attestavano intorno al 13-14%”. Ma tutto questo riguarda la prima fase. “Siamo in attesa di risultati sulla seconda fase che, dai primissimi report, evidenziano dati in aumento sul disagio adolescenziale, soprattutto per i disturbi ansioso-depressivi”.
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